Le ultime settimane hanno portato un vero terremoto nei mercati finanziari, scatenato dalla decisione dell’amministrazione Trump di introdurre dazi altissimi sulle importazioni. C’è chi li definisce “la più grande stangata fiscale dai tempi degli anni ‘60,” e i numeri sembrano dar loro ragione.
Cos’è successo, da dove derivano queste tensioni e che cosa potrebbero comportare per investitori e aziende.
1. Cosa sta succedendo
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Dazi in arrivo (e già in vigore)
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Tariffa del 10% su tutte le importazioni, con picchi molto più alti (oltre il 50%) su Paesi come la Cina.
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L’UE è colpita da un dazio del 20%, mentre a giorni entreranno in vigore anche quelli del 25% sulle automobili.
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L’idea di Trump: “Producete in America, non pagherete dazi.”
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Reazioni globali molto dure
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La Cina ha risposto con tariffe del 34% su prodotti USA, mentre l’Europa ha lanciato contromisure per un valore di 8 miliardi di euro (potenzialmente 26 miliardi).
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Politici come Ursula Von der Leyen parlano di “conseguenze terribili” per l’economia mondiale.
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Elon Musk invoca tariffe zero e zone di libero scambio, ma nel frattempo fa mosse politiche in Wisconsin e prende posizioni a favore di personaggi controversi.
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Banche centrali in allerta
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Jerome Powell (Fed) avverte che se queste tensioni persisteranno, la crescita potrebbe rallentare, spingendo la banca centrale a intervenire.
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La BCE ha già tagliato i propri tassi a un intervallo tra il 2,5% e il 2,9%.
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Gli analisti di JPMorgan, Barclays e altre grandi banche paventano l’arrivo di una recessione USA entro fine 2025, con probabilità sopra il 60%.
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Questa sintesi fotografa un mondo economico in fibrillazione: le catene globali del valore vengono spezzate, i dazi alzano i costi e i mercati reagiscono in modo violento.
2. La storia dei dazi: un rapido ripasso
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Anni ‘30: lo Smoot-Hawley Tariff Act (1930) è uno dei precedenti più celebri: alzò i dazi su migliaia di prodotti, e in molti sostengono che abbia aggravato la Grande Depressione.
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Secondo dopoguerra: con GATT e successivamente WTO, si è progressivamente cercato di ridurli per favorire la globalizzazione.
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Epoca attuale: non esiste un vero parallelo storico con l’attuale mix di dazi imponenti, supply chain globali e mercati finanziari così rapidi. Ecco perché gli economisti parlano di “esperimento mai visto”: magari alcune analogie con gli anni ‘30 o ‘70 ci sono, ma oggi abbiamo fattori come l’alta tecnologia, la comunicazione istantanea e la finanza algoritmica che rendono le cose ancora più imprevedibili.
3. Il crollo delle Borse e le cifre (spaventose) di queste giornate
Dando un’occhiata ai dati sulle piattaforme di trading:
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S&P 500: ha registrato un -10% in due giorni, un calo paragonabile ai momenti più bui del 2008 e del 2020.
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NASDAQ 100: crollo del 6% il 4 aprile 2025 (la peggiore singola seduta dal marzo 2020), con titoli come Apple e Nvidia in discesa del 7-8%.
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Dow Jones E-mini (Jun 25): -5,51% all’apertura di stamattina (7 aprile 2025).
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VIX (indice di volatilità): impennata sopra quota 45, soglia che denota “estrema paura.”
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Mercati europei: CAC 40 e DAX viaggiano intorno a -3/-5% nelle ultime sessioni, colpiti dalla minaccia di dazi USA su acciaio, alluminio e prodotti finiti.
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Borsa cinese: -10% in apertura, con la Cina che ha fatto scattare forti misure di emergenza.
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Bitcoin: Prima un timido +1% (decorrelazione apparente), poi un -8% pesante (per modo di dire), dimostrando che neanche le crypto sfuggono alla tensione generale, la versione più corretta a mio personale parere è che BTC è inarrestabile, un -8 di bitcoin é come un -0,10 del nasdaq.
10 crolli finanziari storici, a confronto:
1929 (Grande Depressione): il Dow Jones scese di quasi il 90% in pochi anni.
1973 (Crisi petrolifera): l’OPEC impose un embargo che fece esplodere i prezzi dell’energia.
1987 (Black Monday): -22% in un giorno sul Dow Jones.
2000 (Bolla Dotcom): il Nasdaq perse oltre il 70% dal picco al 2002.
2007-2008 (Crisi subprime): l’S&P 500 crollò di oltre il 50%.
2010 (Flash Crash): il Dow Jones perse 9% in pochi minuti, causa trading automatico “impazzito.”
2011 (Crisi debito europeo): si temeva il default di Paesi come Grecia, Italia e Spagna, e le Borse europee patirono.
2015-2016 (Timori sulla Cina): rallentamento cinese e crollo del petrolio portarono ribassi globali.
2020 (Pandemia Covid-19): uno dei crolli più rapidi della storia, con ribassi del 30% in poche settimane.
2025 (Dazi di Trump): tariffe a raffica, panico sugli scambi globali, crolli fino al 10-15% in una manciata di sedute.
La caduta in atto, dunque, entra di diritto nella lista delle peggiori crisi “flash” degli ultimi decenni. E, come se non bastasse, non si tratta di un fattore puramente tecnico come il “Flash Crash” del 2010, ma di un tema politico-economico con una portata potenzialmente più vasta.
4. Perché questi dazi sono potenzialmente distruttivi?
La teoria dei dazi si basa sul concetto di protezionismo: “alzando barriere, preservo i posti di lavoro interni e rilancio l’industria domestica.” Tuttavia, nel 2025, le filiere produttive sono talmente integrate tra più Paesi che qualsiasi barriera si ripercuote su tutti:
Costi in salita: se un’impresa usa componenti dalla Cina, dall’Europa o da qualsiasi altro Paese colpito dalle tariffe, finirà per pagare di più.
Ritorsioni: gli altri Stati non stanno a guardare; applicano contromisure e rendono la vita dura alle aziende USA (basti pensare al 34% di dazio cinese).
Conseguenze macro: gli economisti temono un rapido rallentamento dell’economia globale. È come se mettessimo i freni a un meccanismo già delicato, innescando recessione, paura dei consumatori e riduzione della produzione.
JPMorgan ha definito questi dazi “il più grande aumento delle tasse negli Stati Uniti dal 1968.” Anche la Fed non può stare con le mani in mano: potrebbe trovarsi costretta a tagliare i tassi più rapidamente del previsto, nel tentativo di sostenere un’economia in affanno e un mercato del lavoro che rischia di soffrire.
5. Possibili opportunità: investire nei crolli (anche in Bitcoin)
Per quanto appaia controintuitivo, durante i cali più brutali si possono trovare occasioni di acquisto, soprattutto se si ritiene che a un certo punto la situazione rientrerà. Alcuni esempi:
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Azioni di aziende solide: i grandi nomi del tech o del comparto industriale che hanno subito ribassi importanti potrebbero rimbalzare in modo massiccio se (o quando) ci sarà un accordo sui dazi (che sia una bella trovata Trumpiana per poi rivelarsi nominato il salvatore del mondo?).
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Materie prime: il petrolio è sceso sotto i 60 dollari, l’oro è tornato a correggere dopo un picco record. Se un investitore crede in un rimbalzo dell’economia o nella copertura contro l’inflazione, queste possono essere opportunità.
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Criptovalute (Bitcoin in testa): dopo un iniziale accenno di decorrelazione, BTC ha perso l’8% nelle ultime giornate, trascinato dalle vendite generalizzate. Tuttavia, molti veterani del settore crypto scommettono che, in un contesto di politiche monetarie più accomodanti e sfiducia verso l’establishment, Bitcoin possa risorgere come asset “rifugio alternativo.”
“Esagerare” con le crypto?
Storicamente, i più grandi guadagni in Bitcoin (e non solo) si sono visti quando “il sangue scorre per le strade,” cioè nei momenti di panico in cui tanti vendono e i prezzi crollano. È una strategia ad alto rischio: da un lato, potenziali rialzi notevoli; dall’altro, la possibilità di subire un ennesimo calo se la situazione peggiora. Non esiste una formula magica per sapere il “punto di minimo,” ma i sostenitori del buy the dip sono già alla finestra.
6. Mo so dazzi e controdazzi?
L’ondata di dazi introdotta dall’amministrazione Trump e le risposte a catena di Paesi come Cina e UE hanno acceso una polveriera. Stiamo vivendo un periodo con pochi o nessun precedente storico, dove ogni attore politico spinge i propri interessi in un contesto globalizzato. Il risultato, per ora, è un massiccio sell-off borsistico, con alcune sessioni di mercato che hanno segnato ribassi superiori a quelli visti durante crisi come il 2008 o il 2020 (nell’arco di pochi giorni).
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Rischio recessione: gli economisti di spicco alzano l’allarme; c’è chi parla di un 60% e più di probabilità negli USA entro la fine del 2025.
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Banche centrali: probabili interventi di emergenza, tagli dei tassi e misure non convenzionali.
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Investitori coraggiosi: nelle fasi di panico, si creano talvolta opportunità irripetibili, con titoli di prima fascia scontati o con criptovalute che qualcuno spera possano esprimere “nuovi massimi” a medio-lungo termine.
La verità è che, trovandoci davanti a una dinamica “mai vista” per entità e rapidità, nessuno può prevedere con certezza come andrà a finire. Potremmo assistere a uno strappo al rialzo improvviso se si trovasse un accordo diplomatico, oppure continuare a scendere se la guerra commerciale si intensifica. In questi momenti, restare informati, confrontarsi con più fonti autorevoli e mantenere una strategia diversificata sono le uniche mosse veramente sagge.
Disclaimer: questo articolo non sostituisce una consulenza finanziaria professionale. Ogni operazione va valutata con cura, considerando la propria tolleranza al rischio e la complessità del contesto attuale.